un log di viaggio

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Venezia e il Canaletto {Panorami d’Arte}

Non mi sono mai particolarmente interessato alla pittura e in generale dell’arte del ‘700,  ma ci sono alcune eccezioni.

Una di queste è il Canaletto, famoso principalmente per le sue eccezionali ed evocative vedute di Venezia, una delle mie città italiane preferite.

Era un vedutista, le sue opere erano caratterizzate da una perfezione estrema nella riproduzione dei dettagli e soprattutto da un’ accurata resa cromatica dell’atmosfera.

Vedendo un quadro del Canaletto pare quindi di esser li, a Venezia, nel 1700.

Per perfezionare il risultato utilizzava talvolta una tecnica prettamente “fotografica”, la camera oscura. In questo modo riusciva a riprodurre fedelmente le geometrie e le prospettive.

Le opere del Canaletto sono una sintesi fenomenale di molte cose che mi affascinano: Venezia, la precisione nei dettagli, la cura delle geometrie nelle fotografie e il realismo cromatico.

Uno dei miei quadri preferiti del Canaletto è questo:

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Campo Santi Giovanni e Paolo e Scuola Grande di San Marco, 1725, olio su tela, 125×165cm

Il Campo Santi Giovanni e Paolo è una delle “piazze” più grandi di Venezia, si trova al confine del sestiere di Castello, e mi ha sempre attirato particolarmente per il bellissimo edificio della Scuola Grande di San Marco (centro del quadro).

Ogni volta che vado a Venezia posso anche non passare per piazza San Marco ma sicuramente non manco di trascorrere un po’ di tempo in questo Campo.

L’ultima volta ci son stato di sera, vi invito veramente almeno una volta a farvi un giro dopo cena in alcuni dei punti meno battuti, Venezia al buio ha un fascino forse ancora superiore a quello che ha durante il giorno.

Dopo una giornata trascorsa nella ressa di turisti, qui non c’era nessuno.

Ho scattato una foto.

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Mostre in Corso

CANALETTO E VENEZIA

Dal 23 febbraio al 9 giugno 2019 – Venezia – Palazzo Ducale – Appartamento del Doge

Il Settecento veneziano con le sue luci e ombre si snoda lungo le sale di Palazzo Ducale, nel racconto di un secolo straordinario e del suo protagonista: Giovanni Antonio Canal, il Canaletto.

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Arles e Van Gogh, il potere dell’arte sulla follia {Panorami d’Arte}

Sono passati circa 14 anni dalla prima volta che vidi una mostra di Van Gogh, ero alle superiori e ci portarono in gita in quel di Brescia, al museo di Santa Giulia.

Ricordo pochissimo di quella giornata grigia ma ci sono cose che rimangono indelebili, la pazzesca tonalità di uno dei girasoli presenti in mostra e il blu intenso del cielo dello sfondo del cipresso.

La mostra si intitolava appunto “L’avventura del colore Nuovo” combinata con Paul Gauguin, grandissimo amico di Van Gogh.

Figlio della scuola realista con il suo “i Mangiatori di Patate“, il suo primo capolavoro datato 1885, demolisce i dogmi della pittura del suo tempo.

Estremo riassunto di tutti gli elementi che faranno di lui un artista rivoluzionario. Osservatelo bene, non esprime il fascino della vita rustica ma una semplice cena povera, il colore predominante è marrone sterco, scuro come le sue prime tele, talmente spesso e pastoso che il quadro sembra quasi scavato nella tela, è quindi la perfetta unione tra pittore e soggetto, mentre dipinge si sente contadino.

Da allora la svolta nella sua arte che, nonostante la collaborazione col fratello mecenate Theo, non trovava acquirenti. Non smette mai di dipingere, 864 tele in meno di 10 anni e più di 1000 disegni per una produzione che ha del maniacale.

La natura della sua arte, ha suscitato grandi controversie, alcuni sostengono esser totalmente originata dalla pazzia che gradualmente consumava l’artista. Io preferisco vederla in altri termini, l’arte era più un suo rifugio dal mondo che non lo comprendeva, dalla solitudine, dall’epilessia dilagante; l’estrema cura e complessità rilevabile nelle sue tele smentisce ogni forma di perplessità riguardo il suo stato mentale, nel suo lavoro si legge il pieno controllo dell’opera, del colore e del dosaggio.

Arles e Van Gogh, il potere dell’arte sulla follia

Il periodo finale della sua vita è considerato il periodo più tormentato ma anche il più prolifico dal punto di vista artistico.

Van Gogh si trasferì ad Arles (sud della Francia) il 20 febbraio del 1888, aveva 34 anni, folgorato dall’intensità della luce provenzale. Nel paese trovate un interessantissimo percorso tematico su Van Gogh che vi conduce nei luoghi dei suoi quadri più importanti (Notte Stellata su Rodano per citarne uno).

Tra tutti i quadri inclusi all’interno del percorso quello che più mi ha emozionato è stato sicuramente quello al ponte di Langlois, il quadro è parte di una serie di dipinti del 1888 ed era esposto alla mostra di cui ho scritto in apertura di post. Precisamente questo:

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Il ponte di Langlois, Vincent van Gogh, 1888, olio su tela 59×74 cm

Vi assicuro che trovarsi in un luogo ritratto da un dipinto famosissimo è una cosa molto emozionante, anche se non siete amanti dell’arte.

Il ponte in oggetto è intatto, immacolato e calato ancora nel suo contesto.

Van Gogh si toglie la vita 2 anni dopo, a 37 anni sparandosi all’addome, dopo aver già provato diverse volte il suicidio mangiando la sua stessa pittura dai tubetti.

La storia straziante, triste, di un genio, con una sensibilità incredibile, una visione rivoluzionaria; è la vittoria dell’arte, della sua arte, sulla follia che lentamente l’ha consumato fisicamente ma mai nel suo modo di vedere il mondo.

Curiosità

  • Ritratto del dottor Gachet è il quadro più costoso di Van Gogh, battuto all’asta per 82.5 milioni di dollari, attualmente il suo valore si aggira sui 135 milioni di dollari.
  • Arles è una città romana con ben 112 siti che dal 1981 sono patrimonio Unesco. L’anfiteatro, Il teatro antico Augusto, I criptoportci del Foro, le Terme di Costantino. Troviamo poi gli Alyscamps, necropoli cristiana, con il viale immortalato da Van Gogh.
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