un log di viaggio

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Shoreditch (Londra) {PhotoLog}

Shoreditch . Street Art London . Gennaio 2014

Da anni sono appassionato di street art, una forma d’arte per tutti, diretta, pubblica e diciamocelo…bella anche perchè temporanea.

Mi è capitato varie volte di visitare determinati quartieri solo ed esclusivamente per fotografare muri che cerco anticipatamente su forum vari del settore e google street view, quasi come fosse una caccia al tesoro.

La prima vera e propria occasione che ho avuto di fotografare quello che per me è uno dei migliori artisti in questo campo è stata a Londra. Era il 2014 (non esattamente il 2018) Shoreditch non era ancora terra di conquista per negozi di alta moda e localini trendy, anche se era sulla via per diventarlo.

Usciti dalla metro a Old Street siamo entrati in quello che era un quartiere periferico non ancora gentrificato di una grossa metropoli. Shoreditch definito anche Banglatown, per me era una sorta di “mecca” europea dell’arte di strada.

In quell’occasione, come detto, ho avuto la fortuna di catturare scorci con opere di OBEY, D-Face, Banksy, C215, per citarne alcuni, ma volevo assolutamente vederne uno in particolare, il mio preferito, ROA. L’artista belga dipinge per lo più dettagliatissimi animali in bianco e nero, incastrati negli spazi talmente alla perfezione da trasformare radicalmente il contesto circostante proiettandoci in una favola.

Tra tutte le opere di ROA che avevo nella lista, nella top ten c’era anche questo, il coniglio di ROA, oggi non esiste più.

london street art
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La Fundació Joan Miró a Barcellona

Fundació Joan Miró . Barcellona . Novembre 2013

L’approssimazione nella pianificazione della nostra ultima giornata a Barcellona ci ha portato alle 17 all’uscita della Metro Paral·lel, in inverno la fondazione Joan Miró chiude alle 18.

Poco male, l’itinerario studiato con qualche leggerezza di troppo mi ricorda che una “breve camminata” ci separa dalla destinazione.

La “passeggiata” si è rivelata di un chilometro e mezzo, praticamente una maratona. L’aggravante è stato poi il finale in salita considerando il fatto che il museo è situato in cima a una delle colline che dominano Barcellona.

Morale, decisamente affaticati, siamo entrati poco prima della chiusura, in tempo perfetto per il tramonto sulla città, uno dei più belli che io abbia mai visto.

Joan Miró
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La fontana magica de Montjuic a Barcellona

fontana magica de Montjuic . Barcellona . Novembre 2013

Siamo molto di corsa, in estremo ritardo per l’inizio dello spettacolo della fontana magica de Montjuic. Arriviamo poco prima e ci toccano i posti davanti, dietro di noi migliaia di persone accalcate sulle altissime scalinateche portano al MNAC, l’imponente museo d’arte della Catalogna. Ad oggi non saprei dirvi se la visuale migliore è dall’alto o a pochi metri.

Scatto quattro, massimo cinque foto, siamo veramente troppo vicini eppure tra queste una in particolare ha una tonalità molto calda e ha come soggetto una coppia, non la fontana magica. Mi piace pensare che queste due persone se ne sono fregate delle migliaia di persone dietro e dei loro telefonini, a loro importava solo essere vicino, molto vicino.

montjuic

Altri due post riguardanti Barcellona:

Mercato del La Boqueria

Fondacion Joan Mirò

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Barcellona e il mercato de La Boqueria

mercato de La Boqueria . Barcellona . Novembre 2013 {Photolog Ep.1}

La Boqueria è il mercato più famoso di Spagna e il più grande della Catalogna. Con le sue 300 bancarelle è senza ombra di dubbio il più frequentato, grazie anche alla privilegiata posizione sulla Rambla.

Mi han regalato una macchina fotografica reflex da 2 giorni, so al massimo come regolare l’ISO in ambienti poco luminosi.

Ci troviamo in questo mercato caotico, ultra turistico, comincio a scattare un po’ a caso pressato e infastidito dalla gente.

Improvvisamente mi giro verso uno dei tanti banchi di carne rossa e vedo questo tizio, letteralmente murato dentro un vagone di salami e prosciutti iberici, mi vede tra la folla e fa un cenno di intesa, click!

Boqueria

Paradigma di Vita

Io da bambino ero un soggetto borderline, lo ripete in continuazione mia madre; eppure facevo cose come tutti i bimbi comuni: progetti con le Lego che Calatrava in confronto è un designer di battiscopa, leggevo Topolino come se fosse il New York Times, giocavo col pallone di spugna nel garage di casa ed esultavo ai gol come fossi Messi, adoravo le macchinine e facevo gli spettacoli organizzati con mia cugina e mio fratello.
Eravamo gente avanti noi, a nove anni già presentavo telegiornali, facevo pubblicità, suonavo flicorni contralti rubati per l’occasione a mio padre e se chiedete in giro, le VHS di queste performance “live” sono più quotate delle bobine originali di Psyco di Hitchcock.
Da piccolo ero una sorta di cartoon-addicted, mi sono sempre sparato cartoni animati come se piovesse a Londra, il mio preferito era forse Alice nel paese delle Meraviglie, videocassetta registrata da RaiUno con annessa pubblicità, nemmeno la dignità di averlo originale.
Oltre a questo adoravo “Il giro del mondo in 80 giorni”, era una vhs di quelle che si trovano nei giornali, un po’ “taroccate” a 2 spiccioli, che duravano tra l’altro pochissimo.


Mi piaceva che questo personaggio, bruttino e con la voce a tratti insopportabile girasse cosi tanti posti, ne son sempre stato profondamente affascinato, cosi come per Alice, adoravo il fatto che vivesse un sogno infinito con creature fantasmagoriche.
Ci segnano molto i cartoni che vediamo da piccoli, dopo anni riusciamo a ricordarne particolari incredibili, poi arriva il giorno in cui, per sbaglio, alla tv becchi la prima visione del pagliaccio “It” e capisci che nulla sarà più come prima. La vita è in salita, è ora di crescere.

Mind the Place

Pensavo oggi all’importanza delle cartoline cartacee, si, quelle che per molti sono oggetti vintage appartenenti ad un altra epoca o inutili perdite di tempo.
A me piacciono le cartoline, non tanto per le scritte che portano con se, ma per il ruolo stesso del pezzo di cartoncino. Mi spiego meglio: un amico,conoscente,ragazza,parente se ne va lontano, pensa per un secondo, anche per una frazione, di mandarti un pensiero, alla fine questo in un modo o nell’altro ti arriva, scritto a mano, non con la tastiera, e c’è anche solo un “qui tutto bene, Ciao!” e relativa firma. Ora prendete questa cartolina, posatela in un baule e aspettate 10 anni….

…ecco..ora riapritelo, cartolina da Rimini, oggettivamente un po’ triste e malinconica, con immagini insipide dei *Bagni Paola 73 Rivazzurra, dietro il saluto banale del migliore amico, con la sua firma che non è esattamente come una firma automatica delle mail. A quante cose pensate?
La cartolina inviata assume valore per il futuro, non per l’immediato, è questo che la gente non capisce, per questo tutti pensano che sia roba vecchia, non han capito che è una delle tante chiavi per la memoria.
Hemingway non immaginava una vita senza memoria, per lui era fondamentale, il suo “capitale”, e son d’accordo, una cartolina fa da “pass” per certi ricordi, non per tutti, ma per un particolare tipo, altri oggetti possono avere lo stesso effetto ma questi son speciali, hanno una loro storia aggiuntiva più o meno lunga, più o meno lontana, più o meno importante.

se ci pensate, fatevi mandare una cartolina.
 
*nulla di personale contro i Bagni Paola 73 di Rimini, era li che era andato il mio amico

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